martedì 20 ottobre 2015

L'avventura della figura elettronica nei video di Alessandro Amaducci

Alessandro Amaducci è uno dei più noti videoartisti del panorama italiano e nasce anzitutto come ricercatore universitario, è scrittore e docente. Nei suoi testi si è occupato dell’immagine elettronica e della sua espressività.
Chi ha studiato la videoarte italiana, come questo concetto si è fatto strada  tra le nuove leve di artisti, non può non conoscere il libro Segnali video. La copertina del libro tratta dal fotogramma di un video d’arte esprime la “imago” elettronica. Un volto di donna grida mentre l’effetto luminanza la sovrappone al deathframe televisivo bucandogli occhi e bocca. La figura umana è un contenitore che deve essere riempito dalle fluttuanze fantastiche dello spettatore.
Dai primi anni ’90 Amaducci si afferma non solo come critico ma anche come autore di video, le opere principali si vedono in streaming nel sito ufficiale. Innumerevoli da subito le partecipazioni a festival, esposizioni d’importanza internazionale come locale, la città in cui Alessandro si muove principalmente è Torino.
Anche se la formula basica dell’immagine elettronica è continuamente ritrattata e messa  al centro della poetica molte opere di Amaducci sono costruite intorno a immagini di personaggi, questo era già pronunciato in Illuminazioni (1995) o Solo per i tuoi occhi (1996) e è evidente in Spoon River (1999-2007) dove si penetra nei retroscena dei personaggi di Poe anzi che imbattersi/sbattere sulle loro figure.
Le figure che compaiono nei video di Amaducci sembrano prigioniere della loro "fluttuanza" proprio come i dormienti senza pace dei tavoli di Studio Azzurro e di altre installazioni milanesi. Ma ora la prigionia comincia a somigliare più a una affascinante intervallo uterino. In Amaducci la figura elettronica attraversa una prova successiva, quella del confronto con l’effetto digitale. Le figure sono prigioniere degli effetti video una rete effettistica li avviluppa, li trattiene, li rende belli e compiaciuti ma passando, oltre, li svuota. L’ "acqua" in cui Amaducci bagna le sue figure è ricca quanto torpida....
…Successivamente la componente “body” si afferma con raffinatezza, con danza e movimenti sinuosi, confermando le mie impressioni (In the beginning). Tutto nei video di Amaducci sembra ancora svolto all’interno di uno sterminato feto materno. Le figure sono fissate nella loro possibilità ma non prendono mai una forma attiva, come dire non nascono, e sembrano osservare un po’ increduli questo rischio....la curiosità per lo “scherzo” della cronologia.
Come ho già spiegato, questo blog nasce da un particolare stato in cui mi trovo e che mi rende vicina, almeno credo, con un genere artistico, per questo tendo a focalizzare su questo aspetto!
Vedete questi marinai dorati, evocati da una figura femminile al tempo stesso figlia e madre, vedete le figure dazianti di Concert of shadows (2012) che agiscono in un palco-scenico ma non contraddicono la bidimensionalità del canale video-art.
In opere più recenti l’artista crea scenografie più complicate e corpose. Anche se si trovano ancora morfing e effetti che ricordano l’acqua abbiamo anche rocce (A Secret place) e pareti (Anatomy theater) e infine ambientazioni 3d-tecnologiche (Future-sim).
In Anatomy theater trovo un’immagine così rappresentativa, la figura di una donna che si contorce sinuosa in uno spazio che ha tutto del fetale ma che corrisponde anche al disegno dell’encefalo.
E’ forse un rimando ad un’intelligenza biologica, una sapienza di Pancia antichissima. E’ così ancora la gravida imago ad essere protagonista.

“… lei sta fluttuando, indifferente, nel suo torpore di gravida, dirgliele o tacergliele tanto fa … nei primi tempi si sentiva come quelle figure che si collocano alla prua delle navi e che, se non sono quelle che guardano più lontano, per questo c’è il binocolo o la vedetta, sono quelle che guardano più a fondo. Una donna gravida, regina o no, ha un momento nella vita in cui sente sciente di tutto il sapere, benché intraducibile a parole, ma dopo, con il gonfiare eccessivo della pancia e altre miserie del corpo, solo ha pensieri per il giorno in cui partorirà …” (J. Saramago)

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