lunedì 5 ottobre 2015

Chi sono. In tre paragrafi



Blog a scadenza, esistenti per un periodo limitato. Se ne sono visti? Fa niente, anche perché ad ogni post non sai mica se ce ne sarà davvero un altro dopo.
E' certo, sono in attesa, sono "incinta". Tutto qui: pensavo di aprire un blog ora, che comincio a isolarmi, ovattata nella gravidanza, e portarlo avanti fino a quando succederà...quel che deve succedere.
Solo che il mio non sarà un blog che si occupa dei problemi delle donne, dei molti impegni e delle paure di questa fase così speciale e misteriosa. Parlerò invece di immagini. Immagini fluttuanti. A volte fantasmatiche. Elettroniche. Ma cosa c’entrano con me?


Forse avrei voluto fare la vj o videoartista, come si diceva a quei tempi. Certo ho studiato arte e anche la storia di quell’arte. In università si possono imparare tante cose. Poi la vita ti porta qua e là, ti sballotta come vuole e puoi perdere di vista quello a cui hai dedicato anni.
Dopo cinque anni dalla laurea, il vuoto. Altri tentativi, altri lavori, altri mondi, altra gente. Vivo dal mio ragazzo da tempo e un bel giorno succede questa cosa, la accettiamo, cambierà tutto ancora una volta.

Dopo la prima fase che è piena di domande e di risposte a volte sciocche, riscopri una forza tutta tua. Ora sono tre mesi. E cominciano i sogni tipici, le attività oniriche da vera donna incinta. Avevo letto di questo, ne ha scritto Jung e se ne parla anche nei dizionari dei sogni pure in quelli della Smorfia. Ma è vero, in cinta si fanno strani sogni.
E guarda, nei miei sogni di donna incinta le immagini sono fluttuanti. Nelle miei immaginazioni, nelle fantasie ad occhi aperti, nelle proiezioni del futuro possibile. Le immagini sono come le immagini della prima videoarte, quella che studiavo non pochi anni fa e di cui ero così affascinata.


Per quello che mi riguarda l’immagine oggi è "gravida". Gravida Imago. Qualcuno teorizzò che la videoarte è una forma d'espressione femminile, fluida, e il cinema invece è maschile, meccanico. Non so se questa teoria è plausibile, mi ha sempre fatto un po’ sorridere. Ma sono sicura, l’immagine della videoarte è gravida di qualcosa, è fetale, è ipnotica, è torporosa, amniotica, ancestrale o lo può essere. Ha un figlio, un tesoro liquido nascosto in sé.

E in questo blog mi occuperò di questo tesoro, approfittando di questa pausa feconda, questo stato di grazia e del mio stesso essere “mantenuta”...per recuperare qualcosa che io, in prima persona, ho perduto. Come spettatrice, critica o forse autrice o forse semplicemente sognatrice. 
Almeno ci proverò.
Ma esiste ancora la videoarte? Se c'è mai stata?


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