giovedì 8 ottobre 2015

Il cromosoma X della videoarte


Cos’è la videoarte? Perché dico “quando c’era…” sottintendendo che non c’è più?
Per prima cosa c'è da dire che la videoarte, prevalentemente immateriale e basata sulla riproducibilità tecnica, è stata compresa e intesa in modi molto diversi.

Ad esempio quando si ostenta la differenza o anche l’antipatia reciproca, tra artisti di video e registi di cinema, ci dimentichiamo che la videoarte è stata resa famosa anche da autori che filmavano eventi lineari e intrecciavano racconti cronologici: Viola, Barney, Cunningham e così via sono anche dei "registi"...

Quando si legge che la videoarte implica una “messa in discussione della posizione dello spettatore” (wikipedia), la "posizione" a cui ci si riferisce è una posizione psichica prima che fisica, questo è evidente per gli spettatori di installazioni interattive o di composizioni artistiche di video-monitor-proiezioni (penso ad esempio a Nam June Paiijk).


Nella videoarte che passa da un monitor solo, e che lo spettatore può vedere come vede una trasmissione, televisiva o un film a sedere su una poltrona, deve essere comunque rin-tracciabile il “fattore” che distingue la videoarte da altro.

Il “fattore” e così il "ri-posizionamento" psichico, sono congeniti all’immagine elettronica, sono sue qualità estetiche. Riguardano il modo in cui l'immagine si coagula nel sistema cognitivo dello spettatore. Per ora lasciamo perdere il come e il perché, tanto difficili da definire.
Ma prendiamo atto che alcuni autori hanno sfruttato questa “profondità” dell’immagine video, attraverso una creatività più leggera, grazie alle qualità tecnologiche del video che rende l’artista libero di essere totalmente prigioniero di se stesso o di ciò che vuole.



Venendo a noi, perché la videoarte “c’era una volta” e non c’è più...? 
Per il motivo semplice che quella tecnologia, con i suoi fattori congeniti, è caduta in disuso a favore dell’alta definizione. E perseverare con il suo utilizzo sa + di modernismo (artigianale) e - di sperimentazione (artistica).

E poi è finita la suddetta libertà creativa, perché chi fa video in HD oggi, è responsabilizzato dalla definizione cinematografica e chiede a se e ai suoi collaboratori uno sforzo diverso da quello esigibile negli anni '80/'90.
Idem per le possibilità di creazione dell’interattività che con la tecnologia digitale sono progredite tanto da perdere quella forma basica che le rendeva familiari, cioè "famigliari", quasi giocose... Inoltre la loro programmazione è alquanto più complicata, “professionale” e consacrata all'obbiettivo di una conversione in utili.


La definizione è come una prigione per il “cromosoma X” della videoarte. E ecco che i miei sogni sono rarefatti, sfocati e vaporosi, ma da questi si sprigiona la libertà della mia anima...
Con l’alta definizione, dalla soave prigionia (di se stessi) si è passati ad una rigida libertà (per altri).

Devo ammetterlo: la "mia" "videoarte" è morta. Ma il suo cromosoma resta appiccicato ai miei sogni.
Quindi cosa è morto veramente? Cosa mi tocca di tutto ciò???

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